Mi è servito un sondaggio tra colleghi e clienti per decidere di scrivere con l’obiettivo di chiarire la differenza tra complicato e complesso, che nel linguaggio comune vengono utilizzati in modo pressoché intercambiabile.
Ho scoperto con sorpresa che il linguaggio che utilizzo normalmente non è affatto chiaro agli altri, ma immediatamente mi sono sorpreso di essermi sorpreso.
Quindi cerco di chiarire i termini, per poi parlare delle implicazioni.
Con COMPLICATO definiamo un problema o una situazione che siamo in grado di descrivere compiutamente, di cui siamo in grado di definire una strategia e un piano per affrontarlo, dei tempi e delle milestones per arrivare a un risultato che siamo in grado di descrivere.
Con COMPLESSO definiamo invece una situazione in cui non siamo in grado di definire una serie di milestones precise, dei tempi precisi e un risultato preciso da raggiungere.
Sono definizioni un po’ grossolane rispetto a quanto si trova in letteratura, ma secondo me rendono bene l’idea.
Uso alcuni esempi tipici per tradurre in pratica:
COMPLICATO: assemblare un mobile dell’IKEA, mandare un razzo sulla luna, smontare e rimontare un orologio, costruire una barca.
La complicazione può venire dalla vastità del compito e dagli skill molteplici che sono necessari, ma se della situazione conosco cosa so fare e cosa non so fare,sono comunque in grado di descrivere i passi certi per arrivare ad una risoluzione.
COMPLESSO: crescere bene un figlio, impostare un piano strategico – che funzioni -, gestire un gruppo di persone, realizzare un progetto software grosso che non ho mai fatto prima, gestire un’azienda, o l’IT di una azienda.
In altre parole, se esiste una ricetta, pur con molti ingredienti e con molti step, se anche non ho alcuni degli ingredienti e non so fare alcuni step, posso comunque procurarmi ciò che manca ed essere pressoché sicuro del risultato. E si tratta di situazioni complicate.
E’ abbastanza chiaro che tutte le volte in cui sono coinvolte persone non come “ingranaggi di un orologio”, cioè esecutori di procedure, ma come elementi portanti di un’attività che ha interconnessioni ed evoluzioni nel tempo, siamo di fronte a problemi complessi.
I sistemi complicati sono predicibili. Li possiamo prendere, separare nelle parti, capire le interazioni, e riprodurre. A meno di errori di esecuzione, sono in grado di ripetere l’evento.
Per i sistemi complessi non è così. Per quanti figli io possa avere non ne usciranno mai due uguali, per quante aziende abbia gestito non potrò mai garantire che fare le cose che ho fatto in una farà funzionare la prossima. I sistemi complessi sono in larga parte impredicibili, e quando li sollecito con un’azione non so con certezza cosa aspettarmi (a meno che non sia un peccatore cronico di “overconfidence”).
L’incertezza è sovrana, averlo fatto bene una volta non dà garanzie per la prossima, non ho garanzie di successo. Molte volte non riesco nemmeno a definire esattamente cosa sia il successo.
Per riassumere:
Sistemi complicati (come costruire una barca)
- Le formule sono critiche e necessarie
- Riuscire una volta garantisce che anche la prossima riuscirà
- Servono livelli di esperienza adeguati nei diversi campi coinvolti
- Ci sono molte similitudini (se non uguaglianza) tra le ripetizioni
- Ci sono alti livelli di certezza sul risultato
Sistemi complessi (come crescere un figlio o gestire un gruppo di persone)
- Le formule hanno un’applicazione limitata
- Riuscire una volta dà esperienza, ma non garantisce il risultato ripetibile
- L’esperienza è necessaria, ma non sufficiente
- Ogni persona o gruppo è unico (e cambia nel tempo) nelle caratteristiche, e le relazioni sono fondamentali
- Ci sono bassi livelli di certezza sui risultati
Una prima conclusione che si può trarre è che lo stile con cui si affrontano situazioni complicate e complesse non può essere lo stesso.
Mentre per le prime ho una relazione diretta tra causa ed effetto, cosa che mi permette uno stile di monitoraggio e gestione consolidato e abbastanza ripetitivo, per le seconde le indicazioni devono servire a capire i trend e i modelli di comportamento del “sistema” per giurarlo nella direzione giusta tenendo conto che un’azione provocherà sicuramente reazioni che non sono in grado di predire con certezza.
Prossimamente cercherò di illustrare gli stili più appropriati per affrontare situazioni complicate e complesse, sempre cercando di essere molto pratico.
Personalmente e a fronte di alcune mie letture molto interessanti condivido appieno queste “grossolane” definizioni che però rendono assolutamente l’idea.
Aggiungerei solo una considerazione su differenza tra Complicato e Complesso. Non vedo una netta separazione tra complicato e complesso in quanto penso che ci sia uno spazio di “sfumatura” in cui una cosa da complicata sfuma verso il complesso senza uno step discreto e riconoscibile. In particolare mi riferisco al fatto che un sistema è percepito come complicato quando siamo in grado di riconoscere (anche se molte) le variabili in gioco e come queste possano mutare lo stato del sistema (sistema deterministico). Siamo quindi in grado di “predire”, ripetere e governare.
Diversamente quando non abbiamo più conoscenza delle variabili in gioco e quindi di come lo stato del sistema possa mutare in funzione di tali variabili sconosciute (e probabilmente impossibili da prendere in considerazione in maniera completa) ci troviamo davanti all’impredicibile, all’inripetibile e non governabile con certezza…al complesso (sistema non determinstico).
Riprendendo gli esempi di Claudio: conosciamo bene quali variabili (pur essendo molte) entrano in gioco nel montare quel maledetto mobile ikea (vedi il chiarissimo esploso in dotazione) oppure quali variabili gestire per spedire il razzo sulla luna (vedi i complessi sistemi di controllo della NASA che regolano traiettorie, carburante ecc del razzo) …
Diversamente non potremmo mai enumerare in maniera completa quali variabili considerare per crescere un figlio (nessun libretto di istruzioni aimé per esperienza personale) o considerare tutti i fattori che ci permettono di portare una azienda (o una persona) da uno stato ad un altro.
E sempre la solita storia insomma…riduzionismo vs. olismo ….determinismo vs. non determinismo….
Tutto sempre molto intrigante dal mio punto di vista. 😉
secondo Lei la vita è complessa o complicata ? Oppure la nostra vita dovrebbe essere più semplice ma noi ce la complichiamo ? La scienza naturale è complessa o complicata? Tutti dovrebbero essere in grado di capire tuttobozzini
Caro Claudio,
mi riempie di gioia leggere i tuoi scritti sul tema a noi caro!
Il messaggio e’ arrivato, forte e molto chiaro.
Ma il diavolo si cela nei dettagli.
Mi spiego. Tutto ma tutto gira attorno al concetto di linearita’ (cfr superposition principle). Quali sono i sistemi che soddisfano questo principio? Se preso alla lettera, spingendomi fino alla fisica quantistica, devo rispondere nessuno. Quindi a dire che nella realta’ non esiste il complicato, tutto e’ complesso.
Sono solo le nostre scelte che, scendendo a compressi, tolleranze o approssimazioni, ci permettono di distinguere i due tipi di comportamento.
Accettare le approssimazioni e’ accettabile ma soggettivo.
Un millimetro di errore puo’ essere catastrofico in certe situazioni e assolutamente un no problem in altre.
La vera questione allora si sposta nel convenire di quanto una soglia è possibile tollerare.
Non facile questione e rimane ancora sottotraccia per gli addetti ai lavori sottili come noi. : )))
take care
Gio
Concordo appieno con questa visione e se mi è permesso rafforzo con simpatica una analogia (che come insegna D. Hofstadter è strumento potentissimo per la comprensione).
Mio figlio ha un anno e mezzo e per lui il sistema “telecomando e televisore (SmartTV)” al momento sono molto probabilmente un sistema in tutto e per tutto complesso.
Sa infatti che ci sono alcuni tasti del telecomando da non usare e altri che spinti in opportune combinazioni (casuali al momento) e con approccio “try and error” permettono di modificare lo stato della TV (canale visualizzato) fino ad arrivare, prima o poi, a quelli di suo interesse (grazie al digitale terrestre moltissimi canali per bimbi).
Col passare del tempo le combinazioni dei tasti non saranno più CASUALI ma CAUSALI. Pattern che spesso portano lo stato del televisore a quello desiderato (spingo tre volte 1). Non sempre però (non ripetibilità) poiché in alcuni casi la TV si trova in stati (es. DVD selezionato o altra sorgente impostata) per cui agire su quei soliti tastini non da gli stessi risultati attesi. Non c’è ancora il controllo su tutte le variabili e stati del sistema ma il sistema sta sfumando da complesso a complicato.
Un giorno (temo molto presto a differenza di mia moglie che ha scelto di fermarsi allo stadio di “sistema caotico” 😛 ) capirà e governerà anche tali aspetti del sistema “SMART-TV telecomando” (gestione delle sorgenti, DVD, Menù, Applicazioni Smart TV ecc…) e a quel punto il sistema sarà “semplicemente” complicato (dovrà lavorarci un po’ ma saprà sempre come ottenere ciò che vuole).
A sistema semplice non credo ci arriverà mai…io ancora ogni tanto ci litigo con la Smart TV. 😉
Ciao,
MB.
Promosso a pieni voti ad essere un addetto ai lavori!
Ottimo Matte!
ps: ma i discorsi di Fabri ultimamente sono complessi o complicati? : ))))))))))
Grazie Giorgio.
Onorato! 😉
Per i discorsi di Fabri…mi limiterei a “lunghi”! :-)))
cos’è “complesso” e cos’è “complicato”
– un quadro astratto
– L’architettura de-costruttivista
– il cervello umano
– un bazar medio orientale
– la situazione economica internazionale odierna
– struttura viaria di un centro storico medioevale