La cybersecurity è uno dei temi più popolari degli ultimi anni. Noi di Imola Informatica pensiamo che sia una questione culturale prima che tecnologica.
Per questo motivo abbiamo chiesto a David Bevilacqua di parlare all’Open Innovation Lab di Cybersecurity e di società digitale.
Bevilacqua, co-fondatore di YOROI ed ex Amministratore Delegato di CISCO Italia, ha fatto un racconto appassionante di un futuro che si avvicina velocemente, fatto di miliardi di dispositivi interconnessi, e di come siamo impreparati alla difesa di questo nuovo mondo.
Un mondo dove non esiste più una distinzione tra online e offline: tutto e tutti saranno sempre connessi alla rete anche quando non ne sono consapevoli. Tutto questo migliorerà profondamente la nostra vita, ma dobbiamo prepararci a gestire questa situazione.
Ma qual è l’aspetto più tipico della cybersecurity oggi? La facilità d’attacco!
È diventato economico e tecnicamente facile realizzare un attacco informatico, ma quello che più conta è che non abbiamo la percezione di essere degli obiettivi (target) o addirittura partecipiamo ad un attacco involontariamente (diventiamo un vettore). Questo modo di vivere la nostra vita digitale facilita moltissimo i criminali del web.
Come dobbiamo rispondere a queste minacce? Qual è la giusta strategia di cybersecurity?
La risposta non è facile, ma secondo Bevilacqua è fondamentale rimettere le persone al centro, rendendole consapevoli delle potenzialità della tecnologia e, al contempo, dei suoi rischi.
Dobbiamo quindi ritornare a educare le persone per poter affrontare questo ambiente nuovo e inesplorato che è arrivato nelle nostre vite molto velocemente, senza darci il tempo di maturare i giusti anticorpi, senza poter sviluppare delle cautele in termini di società.
Nei prossimi anni, gli investimenti in cybersecurity delle aziende e dello Stato dovranno concentrarsi non solo sull’acquisizione di nuovi strumenti di difesa ma anche e soprattutto sulla formazione e sulla sensibilizzazione delle persone.
Non siamo più una società analogica, ma dobbiamo ancora imparare ad essere una società digitale.