Pensare con il corpo. Siamo partiti da questa sinestesia ancestrale – che affonda le sue radici nel pensiero platonico, passa attraverso Cartesio, la psicologia di Lowen fino alle neuroscienze contemporanee – per dare un significato forte e profondo al percorso sulle soft skill che abbiamo scelto di proporre in azienda.
Abbiamo voluto provocare i nostri colleghi, per spingere le persone a ragionare su come oggi, in particolare dopo il Covid, sia sempre più alto il rischio di scindere in maniera forte l’aspetto intellettivo e mentale da quello corporeo, ritenendoli, secondo il pensiero di Cartesio, come due parti distinte. Ma così non è!
Lavorare da remoto ha molti aspetti positivi, ma può generare forme di alienazione: la full immersion in schermo e tastiera nega l’esperienza corporea e priva la nostra mente di esperienze di incontro, confronto e scontro, fondamentali per la nostra vita quotidiana, per la nostra sopravvivenza come animali sociali. Perdere la dimensione del corpo ci priva di un aspetto primordiale che è caratteristica fondamentale degli esseri umani in quanto tali.
In “Diventare Umani”, lo psicologo evoluzionista Michael Tomasello ci spiega: “L’intersecarsi complesso delle variabili genetiche e contestuali dà ragione dell’incredibile arcobaleno di possibilità comunicative e culturali dell’uomo, come anche della portata delle sue conquiste. Per ogni seme, ci vuole il terreno adatto e una mano amorevole che innaffia.”
Come HR vogliamo essere la mano che innaffia.
Per questo, mesi fa abbiamo iniziato a costruire un percorso formativo sui temi delle soft skill che avesse l’obiettivo di rimettere al centro l’esperienza del corpo. L’obiettivo era coinvolgere più persone possibile, riportarle a incontrarsi e a lavorare su stesse, assieme. Riscoprire il senso della corporeità ci permette di stare e vivere meglio e una persona che sta bene, lavora bene.
È un doppio valore per l’azienda e per le persone.
Consapevoli dell’eterogeneità anagrafica, di interessi e di disponibilità, abbiamo voluto pensare alla proposta come a una libreria dalla quale ciascuna persona potesse attingere l’esperienza che riteneva più affine ed interessante.
“Sullo scaffale”, per iniziare, abbiamo messo 4 proposte:
- Meccanica della mente, percorso di educazione cognitiva
- Lego Serious Play, giocare per accelerare processi di espressione, di condivisione e di decisione
- Improvvisazione teatrale, allenare la nostra flessibilità relazionale
- Team building on the beach, una giornata di beach volley con la campionessa di pallavolo Maurizia Cacciatori.
Quattro proposte diverse che potessero fornire a tutti una chance di mettersi in gioco, senza scuse, senza alibi, con obiettivi in parte diversi, in parte simili, grazie a strumenti diversificati!
Com’è andata?
A qualche mese dall’inizio siamo ancora work in progress con i percorsi più articolati (Meccanica della mente e Improvvisazione teatrale) dai quali abbiamo solo iniziato a trarre spunti interessanti e best practice utili. Mentre la giornata con i Lego ed il Team building con Maurizia Cacciatori hanno già potuto colpire nel segno!
Il primo risultato, quello più importante, è stato il mettersi in gioco da parte di tutti: in pochi mesi abbiamo già coinvolto più di 80 persone e le altre sono ai nastri partenza. Tutti hanno sottolineato il piacere di tornare a vedersi, a parlarsi, a conoscersi, a sperimentarsi.
Chi si è “buttato” su Meccanica della mente e Improvvisazione teatrale, ha iniziato un lavoro più riflessivo e analitico, utilizzando il corpo a sostegno di un percorso mentale complesso e articolato.
Chi ha scelto Lego ha riscoperto il piacere della manualità, tornando quasi “il fanciullino” di Pascoli che riscopre la bellezza del mondo partendo dalle piccole cose.
Chi ha scelto di mettersi in maglietta e pantaloncini sulla sabbia “si è buttato con tutto il corpo”, poi nel debrifieng ha ricondotto emozioni, sensazioni e vibrazioni a pensieri, intenzioni e obiettivi. Un tuffo in una dimensione nuova, diversa, totalizzante in cui si ha avuto accesso a un “noi” diverso, pieno di capacità inaspettate.
In maniera differente, con mezzi e strumenti diversi, con compagni di viaggio illuminati, pazienti e capaci, abbiamo iniziato a smontare questo dualismo mente-corpo che rischiava di renderci molecolari e disconnessi.
Stiamo cercando di riportare al centro della nostra vita, lavorativa e quotidiana, la dimensione dei nostri corpi, i nostri e quelli di chi lavora con noi, perché noi siamo noi solo in relazione e nel confronto con gli altri. L’entusiasmo dei colleghi ci ha convinto che la strada è quella giusta, il cammino è solo all’inizio!