Visita al data center, un luna park a impatto zero

Da frequentatore del Laboratorio, ho avuto un’occasione ghiotta: Filippo mi ha proposto di fare un giro insieme al datacenter EXE a Castel San Pietro.
Per cercare di rendere questa visita utile non solo a me, ma anche ad altri, abbiamo pensato di pubblicare un mio piccolo resoconto della visita. È il mio primo datacenter quindi il mio parere lascia il tempo che trova. Ma una differente prospettiva di certo non guasta!

Partendo dall’esterno è inevitabile dire che la struttura è davvero notevole: il design interno ed esterno è davvero apprezzabile e la posizione è ottima.

L’interno della struttura in tutte le sue parti non-tech è piacevole, sembra un bel posto in cui lavorare. L’unica cosa che mi ha lasciato un po’ stranito è che sembrava “poco vissuto”, probabilmente è a causa del Covid, o del fatto che fossero le 6 di sera. Vedere quel posto pieno di persone che lo usa e che ci lavora sarebbe bellissimo.
La palestra e l’area biblioteca/lan center credo siano fondamentali per creare un team affiatato che possa apprezzare il lavoro che fa non solo da un punto di vista strettamente professionale.

Non avrei mai pensato di dirlo, ma mi è un po’ mancato il caos creativo del Lab di Lugo dove, ovunque ti sposti, ti accorgi che ci sarebbe un nuovo progettino figo da portare avanti. Tuttavia capisco la necessità di maggior sistematicità e organizzazione di una struttura più grande.

Ma parliamo di cose un po’ più interessanti: premetto che è stata la mia prima visita a un data center, la cosa più simile vista prima era il Lab, quindi non ho una base di dati molto ampia. Beh, poco da dire, sembrava di essere in un luna park.
La server room l’ho trovata decisamente più fredda di quanto mi aspettassi, e non profumava tanto di server room (faccina triste) ma penso me ne farò una ragione.
Bella e utile la divisione fisica della server room in tre zone separate. È interessante vedere le differenze fra una parte gestita da EXE e una gestita principalmente da esterni, sia come tipo e disposizione dell’hardware utilizzato.
Mi ha colpito molto il fatto che la maggior parte dei server avesse SSD per lo storage, non me lo sarei proprio aspettato. Mi ha molto colpito anche la larghezza modesta di banda disponibile al data center, mi sarei aspettato valori maggiori.

Un datacenter a impatto zero

Pazzesco però il fatto che sia del tutto a impatto zero: è un concetto magnifico a livello etico, e la sua implementazione a livello ingegneristico è davvero ragguardevole.
Del lato infrastrutturale mi hanno stupito il sistema di raffreddamento per dimensioni ed efficienza e il generatore esterno. Insomma, mi rendo conto che sia normale per i data center, ma pensare a una struttura come quella che può mantenere accese le proprie macchine anche se off-grid, fa un certo effetto.

Di solito si pensa sempre che posti così siano sempre lontano da noi, un po’ inarrivabili. Vedere un data center così virtuoso, così vicino a casa, mi ha fatto pensare che anche noi possiamo avere i numeri per creare e mantenere realtà simili.

Detto questo, esperienza super divertente e altrettanto interessante che consiglio, se possibile, di fare a tutti. È bello vedere dove, alla fine di tutto, vengono fatti tutti quei calcoli di cui ci preoccupiamo così tanto. Ringrazio Filippo e i ragazzi di EXE per avermi aperto le porte del data center nel vero senso della parola!

Studente di ingegneria informatica all'UNIBO, sono spesso al Lab col gruppo dei giovani. Sono estremamente curioso e ho bisogno di fare sempre nuove esperienze per mettermi in gioco. Mi piacciono tutti gli aspetti dell'informatica: trovo affascinanti i database e mi interesso a tutta la parte di project management, più sul lato tech che su quello business. Uso gran parte del mio tempo libero per sperimentare o imparare cose nuove: le birre artigianali rientrano nella categoria "imparare cose nuove”. Negli ultimi anni mi sono appassionato molto alle tastiere meccaniche.